La memoria e la lotta by Maurizio Maggiani

La memoria e la lotta by Maurizio Maggiani

autore:Maurizio Maggiani [Maggiani,Maurizio]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Feltrinelli Editore
pubblicato: 2024-04-16T00:00:00+00:00


6.

Io sono ciò di cui ho memoria, la Repubblica è ciò di cui ha memoria, l’umanità è la dolce curiosità di una universale e reciproca domanda, de chi te sen? E nello scambio dei racconti che danno risposta alla curiosità, si compone il romanzo del mondo. Il passato come risorsa, pensava Benjamin. E Mario Tronti, sia chiaro che non è più l’avvenire ma il passato l’arma più potente contro lo stato presente delle cose.

Sono neodo de Garibà e sono figlio della Repubblica. Nel calendario intimo della Repubblica c’è un momento, no, non un momento, un’epoca, in cui ho vissuto e ho partecipato della felicità pubblica. C’è stato un momento incredibilmente felice nella vita della Repubblica ed è stato il momento felice della mia. Il tempo della promettenza, il decennio degli anni settanta del secolo passato.

Difficile trovarne traccia di quella felicità così rara nella Storia, quella che per Hannah Arendt si compendiava nell’esperienza del cittadino del partecipare in presenza alla pari, in uno spazio fisico condiviso, e nell’emozione che ne deriva. Il compiersi della democrazia, il punto più alto delle libertà individuali e comuni che un sistema democratico può concedersi. Non ce ne ricordiamo, siamo invitati caldamente a non farlo. Per questa ragione è assai più facile trovarne traccia sotto la voce “gli anni di piombo”, perché alla fine ci fu la sconfitta, una sconfitta severa, una pietra tombale sulla felicità. E se non c’è una data fausta per il suo inizio, non c’è stata una proclamazione ma cento proclamazioni e cento giorni buoni per essere ricordati, è forse possibile fissarne un giorno, quello sì, della fine. Il nove maggio del 1978, il giorno del ritrovamento del cadavere di Aldo Moro, il primo giorno della nuova età, il tempo triste della Repubblica. Quella data è compresa nel calendario ufficiale della Repubblica, ma non per ricordare la fine dell’età della felicità pubblica, bensì alla voce vittime del terrorismo, nel cui elenco la felicità non è compresa.

Non sono stati anni da favola quei settanta, furono anni di conflitto, ma la Repubblica era ancora giovane e il conflitto è stato lievito. Il conflitto non è guerra, è contesa, scontro, conflitto tra padre e figlio, tra capitale e lavoro, tra la pulsione di vita e la pulsione di morte, tra bene pubblico ed egoismo privato, tra luce e gravità, tra me e me medesimo, e il suo destino è la composizione. E sono stati anche anni di guerra, guerra alla democrazia che si stava incamminando nella sua felice forma, assalti armati alla Repubblica, stragi, tentativi di golpe, condotte eversive dei corpi dello Stato, assassinii politici, e il destino della guerra è la guerra. Ma fino alla fine, fino al nove maggio del 1978, a prevalere è stato lo spirito progressivo, la vitalità, l’energia della promettenza. E lì io sono cresciuto fisicamente nello spazio pubblico, assieme e alla pari.

È stata la mia una generazione fortunata, i figli dei fondatori che hanno provveduto a darci ciò che nessuna generazione ha mai avuto, la salute, l’istruzione, il tempo per pensare e lo spazio sociale per farlo assieme.



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